martedì 14 giugno 2011

Le Monde: Italiani omofobi

In mesi in cui l'Italia occupa le prime pagine dei giornali di tutta Europa, con il bunga bunga prima e i risultati referendari poi, il più autorevole quotidiano francese non perde l'occasione per rimarcare la nostra arretratezza e chiusura mentale.
E ne ha tutte le ragioni.

L'episodio scatenante che fa storcere il naso ai nostri cugini d'Oltralpe è costituito dalla vicenda di Cristian Friscina, ragazzo omosessuale di Brindisi che nel 2009 si è visto negare il rinnovo della patente a causa di "gravi patologie che potrebbero risultare di pregiudizio per la sicurezza della guida".
Poco importa che alla fine, a distanza di due anni, il documento sia stato finalmente rilasciato e che all'Euro Pride di Roma Cristian abbia potuto andarci con la propria auto.

Osserva il corrispondente di Le Monde:
"Bisogna dedurre che l'Italia ha un problema con l'omosessualità e in generale con la diversità?
Si potrebbe crederlo, sentendo Silvio Berlusconi dichiarare che 'è meglio amare le donne che essere gay'. Ci si convince di questo al ricordo del deputato centrista europeo Rocco Buttiglione che afferma 'l'omosessualità è moralmente e oggettivamente negativa, come l'adulterio o il non pagare le tasse'; si sorride quando una televisione pubblica censura Brokeback Mountain epurandolo dei baci che si scambiano i due cowboy o quando Povia trionfa a Sanremo con una canzone che afferma si possa guarire dall'omosessualità; ci si allarma quando il ministro Giovanardi condanna una pubblicità Ikea che ha come protagonisti due gay; ci si indigna quando Paola Concia, deputato del centro-sinistra, viene insultata a Roma nell'indifferenza generale perchè passeggia per mano con la compagna".

E l'articolo va avanti definendo il nostro come un "paese misogino per tradizione e cattolico per cultura, dove le vessazioni e le violenze inflitte quotidianamente agli omosessuali sono moneta corrente".

Si riportano poi i dati dell'Arcigay, che nel rapporto del 2010 ha denunciato più di un centinaio di aggressioni da Bolzano a Palermo, si insiste sulla mancanza di diritti e riconoscimenti per le coppie gay, si punta il dito contro la bocciatura del testo redatto da Concia e Carfagna per l'istituzione di una legge che punisca i crimini di omofobia.

Tutto per mettere in luce l'arretratezza culturale nostra e dei nostri dirigenti politici.
Che dire, si prova vergogna a leggere un articolo del genere.

venerdì 3 giugno 2011

Novità da Blockbuster. Cosa vedere e cosa no

Da vedere (con riserve)

Post Mortem
di Pablo Larraìn
con Alfredo Castro, Antonia Zegers, Jaime Vadell
Drammatico, 98 min., Cile, Messico, Germania, 2010
**1/2

Le atmosfere sono quelle de Il segreto dei suoi occhi, ovvero braghe a zampa e camicie dagli alti collettoni. Del resto siamo negli anni Settanta, più precisamente nel 1973, anno in cui il Cile (Cile vivo, viva Cile!) fu il teatro di un colpo di Stato da parte dell’esercito. Ancora una volta un film che ci presenta la guerra civile come metafora. Il tema è lo stesso, ma cambia il modo di raccontarlo.

Hereafter
di Clint Eastwood
con Matt Demon, Cécile De France, Jeorge McLaren
Drammatico, 129 min., Usa 2010
**1/2

Clint, Clint, Clint (scuotendo la testa) ma cosa mi combini? Ok che dopo Gran Torino la tua parabola non avrebbe potuto che essere discendente, ma ora rischi di trovare il petrolio. Invictus era un film discreto. Hereafter peggiora il trend, perché ha la presunzione di parlare di cosa c’è dopo la morte (sempre che ci sia qualcosa, l’interrogativo rimane aperto) attraverso tre storie inizialmente parallele e infine tangenti. Tre vicende retoriche, troppo retoriche. Ma la colpa più grave di tutte è quella di aver ispirato a Roberto Giacobbo (avete presente la trasmissione Voyager di Rai2?) Aldilà, la sua ultima, inutile, fatica letteraria.

Vallanzasca – Gli angeli del male
di Michele Placido
con Kim Rossi Stuart, Filippo Timi, Valeria Solarino
Drammatico, 125 min., Italia, 2010
**

Praticamente l’altra tavola del dittico tutto dedicato alla vita dei gangster all’italiana. Il livello però non è quello di Romanzo criminale. Qui ci sono troppi luoghi comuni, la musica è invadente, quasi insopportabile. Senza contare una sceneggiatura scarsa e prevedibile. Poi, come se non bastasse, Placido cerca di farci vedere Vallanzasca per quello che non è: una rockstar del crimine. Dimenticandosi una cosa fondamentale: Vallanzasca non è ancora morto soffocato dal suo vomito o consumato dall'eroina. Dettaglio rilevante.
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