sabato 27 aprile 2013

Nuova recensione Cineland. Il ministro - L'esercizio dello stato di P. Schoeller

Il Ministro – L’esercizio dello Stato
di Pierre Schoeller
con Olivier Gourmet, Michel Blanc, Zabou Breitman, Laurent Stocker
Drammatico, 112 min., Francia-Belgio, 2011

Il Ministro dei Trasporti francese Bertrand Saint-Jean sogna una donna perfetta, completamente nuda, che si infila tra le fauci di un alligatore.
Il Ministro dei trasporti Sain-Jean viene svegliato nel cuore della notte da una telefonata del proprio segretario personale che lo informa di un incidente mortale che ha coinvolto un bus pieno di bambini.
Il Ministro dei trasporti Sain-Jean si reca immediatamente sul luogo del disastro (gli fanno cambiare la cravatta perché quella blu è più adatta ad un “appuntamento istituzionale”) e cerca di dare l’impressione che lo Stato non abbandonerà i ragazzi sopravvissuti e le famiglie.
Mentre, sulla strada del ritorno,  l’addetto stampa si sincera che le uscite dei media sull’accaduto rendano giustizia al suo assistito, il Ministro dei trasporti Sain-Jean chiede di fermare la macchina per vomitare a bordo strada. Non ha neppure il tempo di riposarsi che deve, in sequenza: concedere un’intervista ad una televisione nazionale, affrontare la questione della privatizzazione delle stazioni ferroviarie, non trascurare la famiglia, tenete in piedi flebili rapporti istituzionali e personali, cercare di non fare schifo a sé stesso.

Il Ministro – L’esercizio dello Stato ha il pregio di far vedere allo spettatore cosa significhi lavorare a certi livelli. In un momento in cui le persone odiano qualsiasi tipo di rappresentante politico, questo film cerca di mostrare quanta fatica ci sia nel cercare di conciliare l’”esercizio dello stato” con la vita personale, mettendo a nudo l’impotenza di un uomo davanti a organizzazioni pachidermiche (fatte di migliaia di regole e uomini) come quelle delle politica nazionale. Oltre a questo, però, il film non risulta efficace come “Il Divo” di Sorrentino. L’obiettivo (ovvero la rappresentazione dell’influenza dello Stato su un suo servitore e come questo rapporto possa “svuotare” quest’ultimo) è infatti ben delineato all’inizio dell’opera, ma poi i suoi confini si fanno sempre più evanescenti fino a rischiare di sparire del tutto. Resta dunque un sapore di incompiutezza che però non inficia il buon risultato finale.

Voto: 3 su 5

(Film visionato il 21 aprile 2013)

giovedì 25 aprile 2013

La Resistenza di Luisito Bianchi

 

Nell'anniversario della Liberazione italiana, c'è un uomo che merita di essere ricordato, assieme ai tanti eroi della Resistenza e ai più celebri testimoni del suo tempo.
Si tratta di Luisito Bianchi, sacerdote e prete operaio, per anni cappellano nell'abbazia di Viboldone, alle porte di Milano, ruolo che ha ricoperto sino al giorno della sua morte, avvenuta il 5 gennaio 2012 in seguito ad una lunga malattia.
 
Molti non lo conoscono e forse non lo hanno mai neppure sentito nominare, ma Luisito Bianchi è stato un uomo eccezionale, fautore di una forma di cristianesimo puro e incontaminato, moderno e fuori dagli schemi, capace di dire la verità e svelare l'essenza delle cose attraverso un pensiero illuminato, scevro di pregiudizi e dogmi religiosi.
Non ha avuto mai paura di sporcarsi le mani Luisito, di immergersi nella realtà alla quale anelava e di cui sentiva al tempo stesso il peso e il bisogno. Nella sua vita ha lavorato come insegnante, traduttore, benzinaio, inserviente d'ospedale, operaio addetto alle vasche di biossido di titanio.
 
Ma c'è un'attività per la quale dovrebbe essere ricordato più di tutte, ovvero quella di scrittore.
Infatti Luisito ha raccolto le varie esperienze vissute all'interno di un corpus di opere eterogenee tra le quali spicca La Messa dell'uomo disarmato, incredibile romanzo di 800 pagine che si leggono tutte d'un fiato e che, per contenuto e qualità formale, meriterebbe un posto di rilievo nella letteratura italiana del Novecento, vicino a testi del calibro di Il Partigiano Johnny o Il Sentiero dei nidi di ragno.
Tema centrale dell'opera è la Resistenza, dall'insediamento del fascismo sino al Dopoguerra, evento storico che nel romanzo diventa l'Avvenimento che segna irrimediabilmente la vita di Franco, alter ego di Luisito, giovane novizio benedettino che alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale lascia il monastero per tornare alla cascina dei genitori e alla vita nei campi.
 
Il 25 aprile 1945 Luisito non aveva neppure 18 anni, ma si sentì sempre in colpa per non aver partecipato in prima persona al fenomeno della Resistenza e per questo negli anni '70 scrisse di getto quello che sarebbe diventato il suo capolavoro, circolato per anni in forma autofinanziata attraverso il passaparola e poi finalmente pubblicato nel 2003 dall'editore Sironi.
La critica, soprattutto laica, lo accolse sin da subito come un'opera straordinaria, riconoscendone l'innegabile valore (sul Corriere della Sera Paolo di Stefano chiosò entusiasta: "E' un capolavoro, sì! Un capolavoro!") e ben presto cominciò a comparire nelle librerie.

A breve su questo blog la Recensione di La Messa dell'uomo disarmato.

venerdì 12 aprile 2013

Novità da Blockbuster. The Words, I bambini di Cold Rock, Salt

Da vedere (con riserva)

The Words
di Brian Klugman, Lee Sternthal
con Bradley Cooper, Jeremy Irons, Dennis Quaid, Olivia Wilde
Drammatico, 97 min., USA, 2012
** 1/2

La prima parte del film è anche avvincente. Un aspirante scrittore trova per puro caso un’opera inedita, ne intuisce la grandezza, la fa pubblicare e ne sfrutta le conseguenze. Positive e negative. Fin qui tutto bene. Poi però, l’opera improvvisamente si chiude.


I bambini di Cold Rock
di Pascal Laugier
con Jessica Biel, Stephen McHattie, Jodelle Ferland
Thriller, 106 min., USA, 2012
** 

Sull’onda di Orphan (uno dei film thriller/horror più riusciti degli ultimi tempi), questo film mette al centro della tensione i bambini e ciò che potrebbe capitar loro (di brutto). La Biel è abbastanza nella parte e nella prima metà dell’opera la tensione c’è e si avverte. Peccato che la storia si riveli per essere un po’ troppo flebile e risolta in maniera sbrigativa. Finale fastidioso.

Evitabile

Salt
di Phillip Noyce
con Angelina Jolie, Liev Schreiber
Thriller, 100 min., USA, 2010 * 1/2

Prendete un manichino della Coin e fatelo saltare su e giù da viadotti e combattere all’ultimo sangue (scusate, essendo un manichino il sangue si vede che è finto e che è stato sparso su faccia e vestiti neanche troppo a regola d’arte) fino a fargli salvare il mondo. Sullo sfondo una pseudo “Guerra Fredda” con gli americani che sono i buoni e i russi che sono i cattivi.

martedì 2 aprile 2013

Nuova recensione Cineland. Un giorno devi andare di G. Diritti

Un giorno devi andare
di Giorgio Diritti
con Jasmine Trinca, Anne Alvaro, Pia Engleberth, Sonia Gessner
Drammatico, 110 min., Italia-Francia, 2013

Deludente. Non ci sono altre parole per descrivere sinteticamente l’ultimo film di Giorgio Diritti, uno dei migliori registi italiani in attività. Certo, era difficile rimanere sui livelli de L’uomo che verrà. Ma qui il bersaglio è lontano, e di parecchio. Vuoi per la recitazione dei personaggi, alquanto approssimativa, vuoi per la costruzione del racconto, alquanto inefficace.

Inefficace perché la trama, che c’è e si fa sentire nella prima parte, svanisce progressivamente dalla seconda metà in poi della pellicola facendo mancare sostegno alle riflessioni sulle importanti tematiche trattate (la vita, la religione, il valore della scelta nell’agire quotidiano), che finiscono così con l’essere toccate in modo superficiale e tangenziale lasciando nello spettatore una sensazione di (non costruttiva) incompiutezza.

Il film, dunque, non risolve e non si risolve, rimanendo in bilico tra un’opera di Terrence Malick (i panorami della foresta amazzonica dovrebbero essere il protagonista in più) e la tradizione riflessiva del cinema nordico (le considerazioni sulla religione proprie del cinema di Dryer e Bergman). Qualche scena fuori contesto (soprattutto quelle di ballo proprie della retorica morettiana, sempre e comunque inutili) e qualche banale errore (un’edizione Adelphi dell’Attesa di Dio di Simone Weil che sembra impermeabile alle piogge torrenziali e un iPhone sempre funzionante, anche dopo giorni di viaggio su un’imbarcazione) ridimensionano ulteriormente l’ambizione di un'opera che, speriamo, possa dimostrarsi come la necessaria “opera di transizione” prima di un altro capitolo degno di nota.

Voto: 2 ½ su 5

(Film visionato il 31 marzo 2013)
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