mercoledì 4 settembre 2013

Remember Us. Possession, Il falò delle vanità, Ancora vivo, L'amore è una cosa meravigliosa...

Possession 
di Andrzej Zulawski 
con Isabelle Adjani, Sam Neill, Heinz Bennent 
Drammatico/Horror, 123 min., Francia/Germania Ovest, 1981 
*** ½ 

Per David Lynch il film “più completo degli ultimi trent’anni” (lo diceva al Festival di Venezia 2006). Può essere. Noi ci abbiamo visto una storia morbosa, malata, angosciante e angosciosa, tutto sommato completa. Certo, di difficile interpretazione. Ma il Male, spesso, non si comprende fino in fondo ed è forse per questo che è così affascinante.

Ancora vivo 
di Walter Hill 
con Bruce Willis, Bruce Dern, Christopher Walken, William Sanderson 
Noir/Gangster, 101 min., USA, 1996 
*** 

Film dall’eccezionale impatto visivo e dal buon impianto narrativo (supervisione di Kurosawa). Uno sconosciuto arriva in una città di confine tra Messico e Texas e lì viene conteso da due bande rivali a causa della sua eccezionale abilità nell’uso delle pistole. La cittadina, stritolata dalle due fazioni, lentamente si spopola e lo straniero John Smith (un buon Bruce Willis), che fa il doppio gioco, dovrà sfruttare al meglio le sue potenzialità di pistolero per sopravvivere. Crudo e spietato, il film si sviluppa così tra duelli all’ultima cartuccia che esaltano lo spettatore e gli fanno capire da dove vengono (forse) certe scene del recente Django di Tarantino.

Gli uccelli 
di Alfred Hitchcock 
con Tippi Hedren, Rod Taylor, Jessica Tandy 
Thriller, 120 min., USA, 1963 
*** 

La storia si capisce già dal titolo: gli uccelli attaccano gli uomini. Perché? Il mistero rimane. Hitchcock era maestro in questo e, detto sinceramente, solo lui avrebbe potuto fare un film di questo tipo evitando di dare vita ad una storia senza senso. E’ eccezionale, poi, pensare e leggere degli effetti speciali realizzati, delle decine e decine di uccelli ammaestrati, degli incidenti sul set causati dai volatili, spesso cattivi con gli attori. Forse è per questo che la paura sembra reale. Film aperto a mille interpretazioni (c’è in esso una strana magia alla quale si riesce difficilmente a dare un nome) che inizia però a risentire del passare del tempo.

Il falò delle vanità 
di Brian De Palma 
con Tom Hanks, Bruce Willis, Melanie Griffith 
Commedia/Drammatico, 126 min., USA, 1990 
** ½ 

La cifra stilistica dei film hollywoodiani di fine anni Ottanta inizio anni Novanta era il gusto per l’eccesso, che ora indichiamo usando senza remore la parola kitsch. Qui la storia, che vuole mettere a nudo le ipocrisie dell’alta società newyorkese (politica e economica), è resa con una recitazione mai doma, sempre sopra le righe (da parte di tutti gli attori), e con soluzioni registiche tanto geniali (come il bellissimo piano sequenza iniziale) quanto stucchevoli (la lettura del verdetto nel finale).

L’amore è una cosa meravigliosa 
di Henry King 
con William Holden, Jennifer Jones 
Romantico, 102 min., USA, 1955 
** 

Film sicuramente da vedere. Non tanto per la storia (anzi), quanto perché dimostra in modo eccellente cosa fosse Hollywood negli anni ’50. Qui abbiamo una dottoressa euroasiatica vedova (Jennifer Jones) che si dedica anima e corpo al lavoro in un ospedale di Hong Kong. Fino a quando incontra un corrispondente inglese (William Holden) di cui si innamorerà follemente. Come andrà a finire? Chi ha visto Come un uragano (di G.C. Wolfe, con Richard Gere e Diane Lane) se le può immaginare. Ci sono le scenografie a colori pastello, i dialoghi zuccherosi, la banalità dei sentimenti, la rimarcata superiorità degli "occidentali" sui popoli asiatici. Sotto sotto, però, nonostante la pochezza dell’intreccio, la storia funziona. Celebre la colonna sonora scritta da Webster e da Sammy Fain, poi ripresa da Sinatra e Nat King Cole.

L’amico di famiglia 
di Paolo Sorrentino 
con Giacomo Rizzo, Fabrizio Bentivoglio, Laura Chiatti 
Grottesco, 110 min., Italia, 2006 
** 

Terzo lungometraggio di P. Sorrentino che funge da preludio alle opere successive. C’è la maestria tecnica che sarà del Divo, lo scollamento tra scene della Grande bellezza, i dialoghi per frasi fatte di This Must Be the Place. Ne risulta un film a tratti eccessivo a tratti minimale perciò sempre troppo poco armonico ed omogeneo.

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