Professione: reporter (The Passenger)
di
Michelangelo Antonioni
con Jack Nicholson, Maria Schneider, Steven Berkoff
Drammatico, 119 min., Francia, Italia, USA 1975
****
David Locke (Nicholson),
reporter in Africa per un servizio sui guerriglieri, trova il suo vicino di
camera morto per infarto e, stanco della vita che stava fino a quel momento
conducendo, decide di assumerne l’identità. Ma l’uomo era un trafficante
d’armi.
Tematiche da thriller ma svolgimento lineare per un film
esistenzialista dove Antonioni indaga il rapporto tra l’uomo, i limiti
dell’autodeterminazione e la solitudine, accentuata da un apparato figurativo
magnifico, che sfrutta ambientazioni che vanno dal deserto africano alla Spagna
brulla o surreale di Gaudì. Leggendario il piano sequenza finale lungo 7 minuti.
L’esercito delle 12 scimmie (Twelve Monkeys)
di
Terry Gilliam
con Bruce Willis, Madeleine Stowe, Brad Pitt, Frank Gorshin
Thriller/Fantascienza, 129 min., USA, 1995
***
Nel 2035 l’umanità vive sotto
terra per paura di un virus che nel 1997 ha ucciso miliardi di persone. L’unica
soluzione è quella di spedire una persona indietro nel tempo col compito di
fermare sul nascere la diffusione della malattia. I dottori scelgono un
ergastolano (Willis) che, nel suo viaggio nel passato, conoscerà una psichiatra
(Stowe), il figlio schizzato dell’epidemiologo che ha prodotto il virus (Pitt)
e riuscirà a dare un senso all’incubo che lo perseguita.
Il talento visionario
di Gilliam è indiscutibile ma il film, a conti fatti, sembra un già visto
soprattutto alla luce del suo capolavoro Brazil
(1985). La storia, poi, risulta troppo arzigogolata e macchinosa per potersela
godere fino in fondo.
Le conseguenze dell’amore
di Paolo Sorrentino
con
Toni Servillo, Olivi Magnani, Adriano Giannini, Raffaele Pisu
Drammatico, 100
min., Italia, 2004
** ½
Titta Di Girolamo (Servillo), contabile della mafia che
vive in Svizzera per riciclare denaro sporco, si innamora della barista
dell’hotel in cui vive. Per regalarle un auto sottrae dei soldi ai suoi “datori
di lavoro” e ne paga le conseguenze.
La cifra stilistica di Sorrentino si
esprime in quest’opera al suo massimo grado: bellissimi movimenti di macchina valorizzano
il nulla. Molte scene indecifrabili o scontate (il finale) e in quelle che
rimangono non basta il perturbante (la scritta “Convegno
sull’ipertrofia della prostata” che campeggia nella sala conferenze dove il
protagonista subisce un processo sommario davanti ai boss mafiosi) per farci gridare
alla geniale novità.
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